Il signor nessuno alla ricerca del suo nome
La ballerina
Il signor nessuno aveva dormito meglio. E si era svegliato con una buone dose di ottimismo preso con un cucchiaino di zucchero insieme al caffè. L’aver deciso di trovare il suo guastatore lo faceva stare meglio. Presto, si disse, avrebbe anche ritrovato il suo nome e finalmente avrebbe riavuto la sua identità. Perché senza un nome è difficile avere anche un’identità.
Si alzò dal letto e fece la valigia. Doveva partire. Doveva mettersi in cammino se voleva trovare questo guastatore. E poi com’era fatto un guastatore? E dove avrebbe avuto le pile? Sulla schiena come la signora Sfortuna?
Queste incognite lo impensierirono. Ma non cedette alla misantropia. Prese poche cose alle quali teneva e le mise in una borsa. Prese un paio di occhiali per riconoscere il guastatore, e un grembiule casomai avesse avuto bisogno di impastare dei biscotti. Poi mise in borsa un carillon perché poteva sempre servire per far ballare il guastatore. E canticchiando si avviò.
Camminando incontrò una dolce fanciulla. Aveva un incarnato roseo e due occhi grandissimi e azzurri dai quali scendeva una lacrima. Vestiva un tutù da ballerina e indossava scarpette per danzare. Faceva passetti e piroette. La seguiva un uomo. Grande. Vestito con una giacca da cacciatore e una cartucciera in vita. Non aveva una pistola ma il signor nessuno ebbe la sensazione che avrebbe potuto sparare lo stesso.
Ogni volta che lei gli chiedeva qualcosa, lui sorrideva, e con voce tranquilla le diceva: tu non sei molto sveglia, sei anche un po’ somara, stai zitta che parlo io.
Ogni volta che lei gli chiedeva qualcosa, lui sorrideva, e con voce tranquilla le diceva: tu non sei molto sveglia, sei anche un po’ somara, stai zitta che parlo io.
Lei chiedeva da bere e lui rispondeva dopo. Lei chiedeva dove sarebbero arrivati, e lui rispondeva che non doveva fare queste domande. Urlava e le faceva segno, mettendo il dito indice tra naso e labbra, di stare zitta. La povera ballerina non chiese più nulla. La lacrima cadeva ai suoi piedi, ma lei non la guardava nemmeno più. È colpa mia, disse andando vicino al signor nessuno, lui mi sopporta, sopporta la mia inettitudine.
Ma il signor nessuno non ne era convinto al cento per cento. Secondo lui la ballerina era intelligente e bella. Come poteva non essere intelligente chi aveva tanta grazia e sapeva ballare sulle punte.
Camminando, camminando, si unì a loro anche un medico. Disse di essere uno che scrutava molto nell’anima e poco nella mente. Allora il signor nessuno gli raccontò di come la ballerina era continuamente offesa dall’uomo con la giacca da cacciatore, fino al punto da credere che fosse sciocca per davvero. Insieme decisero che la ballerina doveva scappare. Il signor nessuno prese dalla sua borsa un paio di scarpe comode e le porse alla ballerina. Con queste, disse, potrai correre e non sarai costretta a camminare sulle punte. La ballerina ringraziò.
Il medico invece le diede un camice da mettere al posto del tutù che è di velo e si impiglia nelle reti. La ballerina indossò scarpe comode e camice e capì che si poteva camminare e non solo ballare, e addirittura si poteva correre. Così cominciò ad aumentare i passi fino a quando l’uomo con la giacca da cacciatore non ce la fece a starle dietro e stramazzò in strada. Mentre la ballerina scompariva all’orizzonte.
Il medico invece le diede un camice da mettere al posto del tutù che è di velo e si impiglia nelle reti. La ballerina indossò scarpe comode e camice e capì che si poteva camminare e non solo ballare, e addirittura si poteva correre. Così cominciò ad aumentare i passi fino a quando l’uomo con la giacca da cacciatore non ce la fece a starle dietro e stramazzò in strada. Mentre la ballerina scompariva all’orizzonte.
Il signor nessuno fu felice. E sorridendo imboccò il viale di una casa colonica. Lì, si disse, era certo di trovare qualcuno che lo avrebbe aiutato
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