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Visualizzazione dei post da novembre, 2018
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome Lo strano paese Quando il signor nessuno arrivò nel Labirinto era convinto di avere la soluzione a portata di piede. Un passo, poi un altro passo, e ancora un passo e sarebbe arrivato a capo di tutta quella strana vicenda. Poi si rese conto che è quello che credono un po’ tutti quando si avvicinano al Labirinto, ma la verità è che non sanno cosa li aspetta. Ricapitolando: il signor nessuno aveva perso il suo nome. Sospettava che fosse colpa del guastatore, rivelatosi poi una guastatrice. E adesso era sulle sue tracce. Ma la ricerca era più difficile del previsto. Aveva attraversato città strane, dormito in paesi stranissimi e mangiato a pranzo e a colazione con gente ancor più strana. Poi lo avevano indirizzato lì. Ma quel labirinto era davvero una cosa nuova e strana, ancora più strana di tutto il resto. Al cancello d’ingresso il signor nessuno fu invitato ad affrettarsi, mentre un omone grande e gross
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Il lupo e la bambina nel paese dei luoghi comuni La bimba con la mantellina rossa aveva un amico. Era un lupo bianco con delle macchie nere sul muso e delle lunghe zanne. Ogni mattina la bambina arrivava al bosco e si fermava. Fischiava, e il lupo arrivava. Lei gli portava i biscotti, pezzetti di carne che avanzavano a cena, del pane. Apriva il cestino e il lupo correva e scodinzolava. D’estate la bimba con la mantellina rossa si stendeva sui prati e il lupo le si sdraiava affianco. Lei lo accarezzava piano sulla testa fin quando lui non chiudeva gli occhi beato e continuava a bearsi di quel momento di dolce intensità. C’era pace.   La bimba con la mantellina rossa raccontava tutto al lupo. Quando erano soli, protetti da una grotta o riscaldati da un fuoco lei gli raccontava di quel giorno che aveva visto il papà baciare una signora bruna con un gran cappello. Di quella volta che suo fratello aveva aperto il borsellino della mamma prendendo quei pochi spiccioli
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome Il pupazzo di neve Aveva freddo, il signor nessuno, mentre camminava allontanandosi dalla casa colonica di colore azzurro. Adesso che sapeva che il suo guastatore era una guastatrice doveva rivedere la strategia. Ma non sapeva cosa fare e non aveva nessuno a cui chiederlo. Eppure il signor nessuno doveva assolutamente trovare il suo nome perché gli avevano detto che se fosse rimasto a lungo in questo limbo della personalità rischiava di perdere anche il compleanno. Senza più identità e senza più età, pensò. Ed ebbe ancora più freddo.   Cadeva la prima neve. Il signor nessuno si strinse il bavero della giacca. Si calò il cappello fino a metà fronte, abbassò un poco la testa per evitare le sferzate di vento, e accelerò il passo.   Ma camminando, camminando, per poco non inciampò. Si fermò spaventato. Cosa c’era per strada? Abbassò gli occhi e vide un pupazzo di neve. Era minuscolo, senza cappello, con una carota picco
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome La vecchina della casa azzurra Il signor nessuno bussò al cancello di quella casa colonica tutta dipinta di azzurro. Era alla ricerca del suo guastatore per togliergli le pile e finalmente farsi restituire il suo nome e la sua identità. Era stanco dopo la lunga camminata con la ballerina, con l’uomo con la giacca da cacciatore e con il medico che curava più l’anima e meno la mente. Aveva bisogno di bere.   Buongiorno, disse alla vecchina che venne ad aprire la porta. Buongiorno a lei, rispose la vecchina che venne ad aprire la porta. Posso sedermi un attimo e bere un bicchiere d’acqua? La vecchina gli indicò una poltrona di vimini con un cuscino azzurro e verde. Lei si sedette a fianco. Per un po’ si guardarono senza parlare, si scrutarono i volti, i sorrisi di circospezione, poco sinceri e tanto di circostanza, le mani frenetiche, con le dita che si muovevano nervosamente intorno ai manici della borsa nella quale i
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome La ballerina Il signor nessuno aveva dormito meglio. E si era svegliato con una buone dose di ottimismo preso con un cucchiaino di zucchero insieme al caffè. L’aver deciso di trovare il suo guastatore lo faceva stare meglio. Presto, si disse, avrebbe anche ritrovato il suo nome e finalmente avrebbe riavuto la sua identità. Perché senza un nome è difficile avere anche un’identità.   Si alzò dal letto e fece la valigia. Doveva partire. Doveva mettersi in cammino se voleva trovare questo guastatore. E poi com’era fatto un guastatore? E dove avrebbe avuto le pile? Sulla schiena come la signora Sfortuna? Queste incognite lo impensierirono. Ma non cedette alla misantropia. Prese poche cose alle quali teneva e le mise in una borsa. Prese un paio di occhiali per riconoscere il guastatore, e un grembiule casomai avesse avuto bisogno di impastare dei biscotti. Poi mise in borsa un carillon perché poteva sempre servire per far ba
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome La signora Sfortuna Il signor nessuno era sempre più disperato. Anzi, man mano che passava il tempo la sua disperazione diventava angoscia.   Era andato a letto il giorno prima sperando in un miracolo che non c’era stato e si era svegliato pensando che avrebbe dovuto fare qualcosa per sconfiggere la sfortuna.   Ma la sfortuna andava a ritmo di musica. La signora Sfortuna, infatti, aveva un segreto. Lei non si fermava mai, non aveva cali di zuccheri, non avvertiva la stanchezza. Ma se qualcuno le chiedeva come mai, lei rispondeva facendo spallucce: ma cosa ne so io?! Invece qualcuno aveva visto.   Una notte il signore che abitava al piano ammezzato di un grande caseggiato nel centro della piazza, non riusciva a dormire. Pensava a tutto quello che stava accadendo. Pensava a quante volte aveva chiesto un aumento di stipendio al suo datore di lavoro e invece si era trovato ad essere licenziato. Non serviva più gli avevano
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome Buongiorno, mi scusi tanto, tanto, avrebbe visto per caso il mio nome da queste parti? Ah, no. Beh grazie lo stesso.   Scusi tanto signora, avrebbe visto il mio nome attraversare la strada? Sa, non lo trovo più. Era disperato il signor nessuno. Disperato davvero, perché aveva perso il nome e nessuno sapeva indicargli dove poteva trovarlo. Vagava per la città frastornato dai suoni e dai colori. Si fermava ad ogni angolo, si girava e sperava di vedere dietro di sé il suo nome seguirlo come un bravo cagnolino che segue il padrone. E pensare che tante volte lo aveva offeso. Proprio non gli piaceva quel nome che si portava dietro da tanto tempo. Il suo papà e la sua mamma lo avevano scelto perché era quello dello zio del nonno di sua cugina e lui se lo era ritrovato sulle spalle senza appello. Nessuno si era preso la briga di chiedere se gli piaceva, se era contento, oppure di spiegargli il perché doveva tenerlo con sè per forza
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Fidarsi è bene,  non fidarsi è benissimo Quando entravi nel ministero della fiducia tutti ti salutavano con un sorriso. Prego venga da questa parte. Ma si accomodo pure. Ci dica cosa le serve. Era un piacere entrare in quel ministero dove tutti erano così felici. Eppure lui non lo era e nessuno capiva il perché. Lo coccolavano, lo abbracciavano, gli offrivano fiori e caffè. Ma lui non era felice. In fondo non si fidava. Avrebbe voluto tanto, ma non si fidava.   Quando era entrato nel ministero per la prima volta si era sentito rivolgere la solita domanda col solito sorriso: tutto bene? hai bisogno di qualcosa?   Lui espose il suo problema: aveva una fidanzata ma temeva che lei lo tradisse. Immediatamente il sorriso scomparve dal viso dell’addetto. Allora non si fida? Non molto rispose. Ma noi non siamo gli interlocutori giusti se lei non si fida, questo è il ministero della fiducia, altrimenti che ministero sarebbe? Ma lui spiegò che si era rivolto a loro proprio
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Il matrimonio visto dal tempo Volevano sposarsi, quell’uomo e quella donna che si amavano da tanto tempo. Volevano sposarsi perché si guardavano e si capivano e avevano scalato insieme tantissime montagne e poi attraversato fiumi impetuosi e camminato su spiagge caldissime. Si erano feriti con spuntoni di rocce e aspettato ore e ore ad una fermata del tram.   Volevano sposarsi. E il loro matrimonio fu bello. Gettarono il riso, camminarono sui petali di rose, mangiarono torta alla panna e bevvero vino per festeggiare. Risero e ballarono. Poi vennero i giorni. Il tempo si guastò e venne l’autunno. Con le piogge vennero le lacrime. Lo sposo non riusciva a prendere sonno. Era smanioso.   La sposa lo guardava diventare ogni giorno più taciturno. E l’autunno passò e venne l’inverno. Lo sposo e la sposa quasi non si parlavano più. L’aria era gelida e le coperte di piume d’oca non riuscivano a riscaldare quell’uomo e quella donna che si amavano da tanto tempo. Forse da tro
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Il lungo cammino del silenzio Un giorno un papà prese per mano la figlia e le disse: vieni con me, camminiamo un po’. La bimba porse la manina al padre che la racchiuse nella sua e si incamminarono. Svoltarono l’angolo del palazzo. E andarono diritti per la loro strada. Si trovarono in una piazza. La gente camminava di fretta, guardava la bambina con il papà ma non li vedeva. Parlavano e gesticolavano. Un po’ folli, un po’ pazzi. Si urtavano e senza chiedere scusa continuavano a parlare in un piccolo microfono. Nessuno ascoltava.   Il papà e la bimba andarono oltre. E si ritrovarono in una strada lunga e stretta. La gente camminava loro a fianco, ma non sapeva che esistevano. Parlavano fra di loro. Si fermavano davanti alle vetrine dei negozi e poi ognuno per la sua strada.   La bimba guardò il papà e lo interrogò con gli occhi stanchi. Il papà la guardò e rispose facendo spallucce.   Il papà e la bimba andarono oltre. Sempre tenendosi per mano. Arrivarono in
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Il signor Pillon dice... Sull’ansa di un fiume, un vecchio pescatore un giorno costruì una casetta. Era di legno con la staccionata ben piantata, dipinta di giallo e circondata da margherite. Il tetto era rosso, di un rosso cupo. Dava serenità. I muri, il vecchio pescatore, li aveva dipinti di verde, voleva che si confondessero con il prato che circondava la casa e il fiume che in alcuni momenti diventava di un verde brillante e trasparente. Ma la cosa più importante era che il vecchio pescatore aveva piantato un cartello all’ingresso: qui, ognuno verrà rispettato.   Un giorno si presentò all’uscio una donna. Toc toc, bussò. Posso entrare? Certo, rispose il pescatore. Cosa ti è successo?   Ho incontrato il signor Pillon, il podestà del paese, cominciò a raccontare la donna, ha detto che presto, molto presto, io dovrò tornare da mio marito perché vuole tornare al matrimonio indissolubile, e poco importa se mio marito mi picchiava.  Ma se torno con lui per me sarà la f
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Quando chiesero allo scemo del villaggio perché lo chiamavano in quel modo lui rispose che, ovviamente, non lo sapeva ma sospettava che fosse per invidia. Nel senso che le persone che vivevano nel villaggio erano invidiose di lui e delle sue doti. E quando chiesero allo scemo del villaggio di quali doti si trattasse lui rispose che, ovviamente, non lo sapeva. Ma sospettava che fossero: intelligenza, bellezza, creatività, capacità di risolvere problemi, anche complessi, e soprattutto bravura e destrezza nei social. Eh sì, disse proprio così.   Ma in cosa consisteva questa sua peculiarità nel trattare coi social? Lo scemo del villaggio disse che, ovviamente, lo sapeva. Era la sua grande capacità nell’esprimere opinioni, giudizi, indicare i giusti modi di trattare le cose e soprattutto creare notizie. Fake news? chiesero. No ovviamente, rispose lo scemo del villaggio. Si trattava di divulgare quello che le holding non volevano far sapere. Per esempio? Che con il limone e il bic
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Principi e principesse nell'era degli elettrodomestici C’era una volta una principessa. Lei era la figlia adorata di un re e di una regina che l’avevano attesa per tanti anni. Ma proprio per questo temevano che qualsiasi cosa e chiunque potessero portarla via. Non le permettevano mai di giocare con i bambini della sua età. Avevano paura che potesse farsi male, temevano che qualcuno potesse rapirla e chiedere un riscatto. Avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di riaverla. Avevano gli incubi al solo pensiero che una strega potesse farle un incantesimo. La principessa crebbe così. Sola, in un mondo dorato e tra le stanze che attutivano persino i suoi passi.   Un bel giorno alla porta del castello si presentò un giovane. Bello per la verità, con i capelli chiari, gli occhi chiari e la pelle chiara. Tutto in lui faceva pensare alla luce. La principessa se ne innamorò subito. E felice pensava a quando lo avrebbe sposato.   Ma qualcosa in quell’uomo turbava i sogni di ma