Il signor nessuno alla ricerca del suo nome

La signora Sfortuna




Il signor nessuno era sempre più disperato. Anzi, man mano che passava il tempo la sua disperazione diventava angoscia. 
Era andato a letto il giorno prima sperando in un miracolo che non c’era stato e si era svegliato pensando che avrebbe dovuto fare qualcosa per sconfiggere la sfortuna. 
Ma la sfortuna andava a ritmo di musica. La signora Sfortuna, infatti, aveva un segreto. Lei non si fermava mai, non aveva cali di zuccheri, non avvertiva la stanchezza. Ma se qualcuno le chiedeva come mai, lei rispondeva facendo spallucce: ma cosa ne so io?!
Invece qualcuno aveva visto. 

Una notte il signore che abitava al piano ammezzato di un grande caseggiato nel centro della piazza, non riusciva a dormire. Pensava a tutto quello che stava accadendo. Pensava a quante volte aveva chiesto un aumento di stipendio al suo datore di lavoro e invece si era trovato ad essere licenziato. Non serviva più gli avevano detto. 
Pensava a quante volte aveva portato i fiori a sua moglie e invece lei lo aveva lasciato. Non la capiva gli aveva detto e se n'era andata con quell'amico della porta accanto. 
Pensava a quante volte avrebbe voluto riprendere gli studi e la scuola aveva perso sempre la sua iscrizione. Sono cose che capitano gli avevano detto.
Il signore del piano ammezzato stentava a crederci. Possibile mai che la signora Sfortuna lo seguisse? No, no, si diceva. Eppure aveva una di quelle sensazioni che non si capisce da dove arriva e dove vanno a finire, ma c’era. Per cui decise di vederci chiaro e andò da un amico che abitava in mansarda del grande caseggiato al centro della piazza. 
L’amico lo guardò e senza mezzi termini disse: devi togliere le pile alla signora Sfortuna così si fermerà. Le pile? chiese incredulo il signore che abitava al piano ammezzato. E dove le aveva?
In un contenitore sulle spalle. 

Insieme misero a punto un piano senza precedenti. Il signore del piano ammezzato avrebbe incontrato casualmente la Sfortuna e le avrebbe sfilato le pile. Ma per fare questo doveva abbracciarla. E così fece. Il signore la aspettò fuori al portone del caseggiato nella piazza e la fermò. Ma che bella signora disse guardandola negli occhi. Lei si intenerì e arrossì un poco. Allora il signore del piano ammezzato la abbracciò e con un colpo di mano le sfilò le pile. 
Finalmente l’aveva fermata. Finalmente aveva rallentato quella danza saracena e poteva tirare un respiro si sollievo. Quell’abbraccio era stato salutare. 

Il signor nessuno ascoltò la storia. E decise che doveva trovare il “suo” guastatore, colui che rompeva l’equilibrio nella sua vita e dopo averlo trovato gli avrebbe tolto le pile e si sarebbe fatto restituire il suo nome.

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