Fidarsi è bene,
non fidarsi è benissimo
Quando entravi nel ministero della fiducia tutti ti salutavano con un sorriso. Prego venga da questa parte. Ma si accomodo pure. Ci dica cosa le serve. Era un piacere entrare in quel ministero dove tutti erano così felici. Eppure lui non lo era e nessuno capiva il perché. Lo coccolavano, lo abbracciavano, gli offrivano fiori e caffè. Ma lui non era felice. In fondo non si fidava. Avrebbe voluto tanto, ma non si fidava.
Quando era entrato nel ministero per la prima volta si era sentito rivolgere la solita domanda col solito sorriso: tutto bene? hai bisogno di qualcosa?
Lui espose il suo problema: aveva una fidanzata ma temeva che lei lo tradisse. Immediatamente il sorriso scomparve dal viso dell’addetto. Allora non si fida? Non molto rispose. Ma noi non siamo gli interlocutori giusti se lei non si fida, questo è il ministero della fiducia, altrimenti che ministero sarebbe?
Ma lui spiegò che si era rivolto a loro proprio per questo. Voleva una prova. E a chi chiederla se non a loro?
II caso era singolare e richiedeva la massima attenzione. Dopo un breve consulto gli impiegati decisero di proporre la situazione ad un superiore, loro non avevano l’autorità per decidere se accettare il caso o meno.
Il superiore entrò e guardò tutti con un sorriso. Ma cosa erano quelle facce così rabbuiate? Era o non era il ministero della fiducia quello? Ma quando gli raccontarono lui cosa era andato a fare lì, allora anche sul suo viso passò un’ombra. E decise che no, proprio no, non toccava a lui decidere. Bisognava interpellare un supersuperiore.
Il supersuperiore entrò e con un sorriso disse a tutti di sedersi che c’era troppa folla in quella stanza. Lui si presentò e raccontò cosa era andato a fare al ministero della fiducia. Il supersuperiore restò un attimo interdetto. Ma quello era il ministero della fiducia e quindi si riprese subito. Bene, disse, mi assumerò quest’onere.
Devo dissipare ogni dubbio e far tornare la fiducia negli occhi di quest’uomo, disse. E partì.
I suoi appostamenti durarono mesi. Guardava dalla finestra. Scattava fotografie. Seguiva la fidanzata in ogni luogo. E un giorno i due si incontrarono, anzi si scontrarono. La fidanzata usciva dal portone e il supersuperiore non riuscì ad evitarla. Posso offrirle un caffè? chiese il supersuperiore abituato ad essere affabile per ispirare fiducia. La fidanzata lo guardò e accettò.
Quando il supersuperiore fece rapportò specificò che la fidanzata non tradiva l’uomo che era arrivato trafelato e triste al ministero. Poi specificò che aveva cominciato a tradirlo quando il supersuperiore era apparso nella sua vita. In fondo la fiducia è una cosa seria. Il compito era assolto.
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