Principi e principesse nell'era degli elettrodomestici

C’era una volta una principessa. Lei era la figlia adorata di un re e di una regina che l’avevano attesa per tanti anni. Ma proprio per questo temevano che qualsiasi cosa e chiunque potessero portarla via. Non le permettevano mai di giocare con i bambini della sua età. Avevano paura che potesse farsi male, temevano che qualcuno potesse rapirla e chiedere un riscatto. Avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di riaverla. Avevano gli incubi al solo pensiero che una strega potesse farle un incantesimo. La principessa crebbe così. Sola, in un mondo dorato e tra le stanze che attutivano persino i suoi passi. 

Un bel giorno alla porta del castello si presentò un giovane. Bello per la verità, con i capelli chiari, gli occhi chiari e la pelle chiara. Tutto in lui faceva pensare alla luce. La principessa se ne innamorò subito. E felice pensava a quando lo avrebbe sposato. 

Ma qualcosa in quell’uomo turbava i sogni di mamma e papà. Non credevano a tutta quella bontà. E infatti di lì a poco videro la loro bimba piangere, smagrire, non dormire. Era turbata, ma sempre più innamorata. E più i genitori le dicevano che quell’uomo non faceva per lei più lei lo difendeva. Più si attaccava a lui. Fin quando non decise di sposarlo. In verità aveva più paura di restare sola che di stare con lui e per questo decise nonostante tutti fossero contrari. 
La favola durò poco. 


Quell’uomo di luce si rivelò tanto insicuro da renderle la vita difficile, e poi quasi impossibile, e poi terribile. Ma lei non lo odiava, almeno all’inizio. Giustificava quel suo atteggiamento violento perché era una persona che aveva bisogno di aiuto. Ma quando beveva quell’aiuto non sapeva proprio come darglielo. Allora bastava pochissimo per far scattare la sua ira. Quando cominciò a prendere di mira anche la loro bambina, la principessa tramutò il sentimento di comprensione in paura. A volte era addirittura ottenebrata tanto che non capiva bene dove era e cosa faceva. Non riusciva a ribellarsi perché in fin dei conti, in fondo in fondo nel cuore, lei credeva che fosse tutta colpa sua. Ma la sua principessina no, lei non c’entrava nulla. E solo in quei momenti emergeva dal mare del torpore, prendeva un gran respiro e poi si reimmergeva.
Un giorno però l’uomo che sembrava di luce tentò di toglierle l’anima e lei tremò. Allora preparò una bevanda. Una di quelle che si davano anche ai draghi. Bacche di violetta, semi di carbonio, zampe di gallina e sangue di bacco. E lo servì all’uomo che aveva sposato con tanto amore. Lui la guardò e parve capire quello che stava accadendo. Ma lo sguardo fermo della principessa non gli lasciò scampo: era finita e lui lo sapeva. Cercava solo di prendere tempo, di capire se vi fosse uno spiraglio per poter ancora esercitare il suo potere. Ma non ce ne era. Lo sguardo della principessa era fermo e in fondo agli occhi si leggeva a chiare lettere “tanto me ne vado lo stesso”. L’uomo che sembrava di luce sorrise. E bevve. Poi la baciò portandola con sé.

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