Il signor nessuno alla ricerca del suo nome





Buongiorno, mi scusi tanto, tanto, avrebbe visto per caso il mio nome da queste parti? Ah, no. Beh grazie lo stesso. 
Scusi tanto signora, avrebbe visto il mio nome attraversare la strada? Sa, non lo trovo più.
Era disperato il signor nessuno. Disperato davvero, perché aveva perso il nome e nessuno sapeva indicargli dove poteva trovarlo. Vagava per la città frastornato dai suoni e dai colori. Si fermava ad ogni angolo, si girava e sperava di vedere dietro di sé il suo nome seguirlo come un bravo cagnolino che segue il padrone. E pensare che tante volte lo aveva offeso. Proprio non gli piaceva quel nome che si portava dietro da tanto tempo.
Il suo papà e la sua mamma lo avevano scelto perché era quello dello zio del nonno di sua cugina e lui se lo era ritrovato sulle spalle senza appello. Nessuno si era preso la briga di chiedere se gli piaceva, se era contento, oppure di spiegargli il perché doveva tenerlo con sè per forza tutta la vita.
Ma ora che lo aveva perso si pentiva di tutte quelle cose brutte che gli aveva detto. Eccome se se ne pentiva. Avrebbe dato qualche mese di vita per tornare indietro ed essere più gentile. 
Ma ciò che è fatto è fatto e il tempo, galantuomo, non ti permette di riavvolgere il nastro. 
E il signor nessuno lo aveva imparato a proprie spese. 

Il giorno dopo, quando il signor nessuno si svegliò, sperò con tutto il suo cuore e tutti i suoi pensieri che l’aver perso il nome fosse stato solo un incubo. Ma appena incrociò la portinaia questa lo salutò come al solito affabilmente ma senza pronunciare il suo nome. E allora capì che doveva mettersi nuovamente alla ricerca. Uscì da casa e si avviò in centro. Ma dove andare? Non lo sapeva.

Doveva ragionare come un nome. Doveva pensare come lui. Se io fossi un nome dove andrei? si chiese il signor nessuno. E improvvisamente gli si illuminò una lampadina sulla testa, una di quelle che si accendono quando nascono le idee. Sarebbe andato al cimitero. Lì avrebbe trovato tanti nomi e se la fortuna lo avesse assistito, leggendo su una tomba, avrebbe potuto ricordare il suo nome e riacciuffarlo. Una mossa astuta pensò il signor nessuno. 


Oltrepassando il cancello del camposanto cittadino, il signor nessuno, cominciò a guardarsi intorno: Michele Picchiatello? No, non gli diceva niente. Bruno Stostanco? Nemmeno. Camillo Contediniente?…Camillo… nemmeno. E passò così tutta la giornata. La sera, distrutto e con le idee ancora più confuse tornò a casa. Si doveva preparare ad una nuova giornata, forse ancora più impegnativa, alla ricerca di quello che era il suo nome, vero, ma anche un po’ del suo passato. 

Buonanotte disse al mondo e si addormentò continuandosi a chiamare signor nessuno.
(segue)

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