Il signor nessuno alla ricerca del suo nome




I dubbi






E adesso? adesso che faccio? Il signor nessuno continuava a farsi domande perché non sapeva cosa fare. Due passi. Una domanda. Due passi. Tornava indietro. Si prendeva la testa fra le mani e la scuoteva quasi a voler far volare via tutti i pensieri che conteneva. 
Aver scoperto che il nome non glielo avevano rubato, ma fondamentalmente lo aveva perso, era stato scombussolante, nel senso che tutti i suoi sentimenti improvvisamente si erano ritrovati al centro del cuore, si erano mescolati, un po’ urtandosi e un po’ sgomitando, e in quel parapiglia non avevano più ritrovato il loro posto. Qualcuno era anche scivolato giù nello stomaco creando una tale confusione che non ci si raccapezzava più. 
E adesso? continuava a chiedere a chiunque incontrava per strada, adesso che faccio? Ma gli altri lo guardavano un po’ impietositi e un po’ infastiditi. Di dubbi e domande ne avevano fin troppi senza contare quelli di quell’omino che trottolava per strada. 
Il signor nessuno si scoprì piagnucoloso. Non gli piaceva, ma non poteva farci nulla. Sentiva di aver perso il controllo. 
Il nome, voleva solo il suo nome e tutto sarebbe tornato a posto, ne era sicuro. 
Lo ripetè anche alla ragazza che aveva di fronte seduta sul seggiolino del tram. Lei lo guardò un po’ stupita e un po’ immalinconita da tanta sicurezza: forse lo pensa adesso, rispose, ma io non ne sarei tanto sicuro. 
Il signor nessuno la guardò affranto: ma come? chiese, non sai che la gente vive felice se ha un nome?
No, rispose la ragazza. Non è così. Io un nome ce l’ho e non sono felice.
Allora avrai qualche altro problema. Ma sai, perdere un nome è una cosa seria. Avevo una vita normale, o almeno così pensavo. Avevo un lavoro, amici e amanti. Adesso giro per il mondo cercando un posto dove sentirmi bene. E tutto questo sai perché? Perchè mi sono perso il nome. Nessuno si ricorderà mai di me e se dovesse farlo mi indicheranno come l’omino, oppure come “quello”, o addirittura mi chiameranno “coso”. E quando morirò finirò per lo svanire perché sulla mia lapide resterà una riga vuota. 
Io capisco che prima o poi qualche dubbio nasce. E capisco che una persona pensante si chieda il perché di un nome dato, o degli anni che passano. Ma so anche che ci si riprende e si riguadagna il proprio posto nella società. Ma ad un patto: che tu abbia un nome. Altrimenti come ti presenti a un datore di lavoro o alla famiglia di una fidanzata? Che dici? Chi sei?
Ma scusa, lo interruppe la ragazza che sedeva sul seggiolino di fronte al suo, nel tram che li stava portando chissà dove, non hai mai pensato che proprio questo voler a tutti i costi ritornare nei ranghi, ad un ruolo prefissato, ad una società che assegna posti, abbia alla fine costretto il tuo nome a lasciarti, ad abbandonarti per scappare via?
Il signor nessuno guardò la ragazza che sedeva sul seggiolino di fronte al suo, in un tram che portava chissà dove, e cercò di reprimere la rabbia che sentiva nello stomaco proprio dove poco prima aveva individuato un sentimento scivolato dal suo cuore: tu non sai niente della vita, le disse d’un fiato. Io sì. E con ciò la conversazione per me finisce qui.
Ah certo, rispose la ragazza, se le tue argomentazioni ad aver perso un nome sono quelle che hai dato prima, allora non ho dubbi che dobbiamo interrompere qui ogni spiegazione. Ma se fossi in te, stasera, quando sarai da solo, ripenserei a tutto questo. 
E detto questo la ragazza si alzò dal seggiolino di fronte al signor nessuno e scese dal tram che portava chissà dove. Ma prima si voltò: io almeno so dove scendere, disse sottovoce. E non cerco di arrivare ad un capolinea che non c’è. 
Con un balzo fu sul predellino e con un altro per strada mentre il vestito corto le scopriva le gambe grassocce che mostrava con l’orgoglio di chi non ha mai superato la paura di non piacere. 
Il signor nessuno la guardò andare via. Guardò il seggiolino vuoto davanti a sé e abbassò gli occhi. Voleva dimenticare quella conversazione ma non ci riusciva. Rialzò lo sguardo e davanti a lui, per strada, c’era la suonatrice d’oboe che gli sorrideva. Allora senza pensarci si alzò e scese.

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