Il signor nessuno alla ricerca del suo nome
I bimbi-fiori
Per la seconda volta in pochi giorni il signor nessuno si trovò per strada a correre inseguendo la suonatrice d’oboe. Era avanti di qualche passo e riusciva a vederle i capelli mentre ondeggiavano, con qualche ciocca che si apriva per far passare il vento. Le guardava il vestito di mille pieghe muoversi da una gamba all’altra. Correva e le guardava il nastro che portava al collo ondeggiare mentre scendeva una scalinata che conduceva al fiume.
Arrivato, però, sull’argine della riva destra il signor nessuno si fermò di botto. In fila, messi tutti alla stessa distanza, in enormi vasi di pietra, c’erano decine e decine di bambini. Tutti con la loro faccina sorridente in attesa di essere innaffiati.
Li sentiva vociare allegri, parlare fra di loro cercando un petalo in più, oppure un colore più fulgido o chi tra loro aveva una corolla più aperta.
Ciao, disse un bimbo-anemone guardando il signor nessuno. Cosa c’è? Non hai mai visto dei fiori?
A dire il vero di fiori ne ho visti, ma mai come voi. Rispose il signor nessuno. Non voglio offendervi, per carità. Ma siete fiori o siete bambini?
Noi siamo speciali, confermò l’anemone, senza dare altre spiegazioni.
Poi vedendo che il signor nessuno non accennava a fare un solo passo gli chiese: per favore mi gratti il nasino io non ho foglie abbastanza lunghe ancora. E fece una smorfia così carina che il signor nessuno non poté impedirsi di sorridere. Gli si avvicinò e gli diede una fregatina al naso piccolo e a patatina facendo ondeggiare un petalo di un colore pervinca intenso. Ma cosa ci fate nei vasi? chiese non riuscendo più a trattenere parole e curiosità. Siete bambini o fiori? chiese ancora.
Ma i bambini sono fiori, rispose l’anemone, solo che non tutti possono sbocciare. Pensa a quanti bimbi restano semi per sempre. Pensa a quanti vengono tenuti in serra senza potersi aprire al cielo e alla pioggia, a quanti vengono recisi per dare ad altri la possibilità di far fiori più belli e più grandi. I nostri genitori hanno deciso di dare a tutti un’opportunità. Perché tutti possono e possano avere un fiore.
Il signor nessuno guardò ad uno ad uno i bambini poi si rivolse al bimbo-anemone. Una cosa molto bella, ma dopo che siete fioriti che fate?
Lasciamo il vaso e andiamo per la nostra strada. Non dobbiamo restare qui per la vita, chi ci cura lo sa e fa in modo che possiamo portare per sempre il nostro fiore nel cuore.
Ma ora corri, disse il bimbo-anemone guardando la suonatrice d’oboe che lo stava aspettando alla prima ansa del fiume, corri che altrimenti la perdi.
Il signor nessuno lo ringraziò e riprese a camminare. Non a correre, ma semplicemente a camminare. Aveva compreso che la suonatrice d’oboe non voleva sfuggirgli. E lui d’altra parte non aveva più alcuna voglia di rincorrerla.
Passeggiando lungo l’argine del fiume, il signor nessuno si fermava ogni tanto ad annusare un fiore, a salutare un bimbo oppure a togliere una fogliolina secca, non senza prima aver chiesto il permesso.
Lemme lemme si avviò verso la suonatrice d’oboe. Ma più le si avvicinava meno avvertiva la necessità di chiedere spiegazioni. In fondo un nome è solo un nome. E piano piano accarezzò l’idea di rinominarsi. In fondo cosa c’è di diverso tra un nome e un altro?
Anzi davanti a sé aveva una scelta infinita che andava ben oltre ogni confine, ogni orizzonte e addirittura, se solo l’avesse voluto, oltre ogni cielo.
Potrei anche cambiare un nome al giorno. Sarei un uomo diverso sempre e ogni giorno mi scoprirei. Sorrise fra sé e sé come se avesse fatto una scoperta memorabile. Guardò quella distesa di petali e colori. Il bambino che credeva nei colori nel paese di Soprappensiero sarebbe stato felice di vivere lì. Anche la ballerina qui avrebbe avuto un vaso e un fiore tutto per sé. E forse avrebbe ricominciato a ballare, forse avrebbe avuto un’altra vita, forse anche un altro nome.
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