Il signor nessuno alla ricerca del suo nome
Il bambino che credeva nei colori
Il signor nessuno appena ebbe toccato terra si ritrovò nel paese di Soprappensiero. Si guardò in giro, capì dov’era, ma non volle fermarsi. Dal porto alla piazza attraversò la strada a passo svelto, quasi correndo. Ricordando ancora, la prima volta che era stato lì, come la mente si perdeva nei propri pensieri e la sensazione di non avere più contatti col mondo fosse così reale che quasi poteva sentirle. Non voleva ricadere in quella trance.
Camminando camminando si girava dando occhiate veloci a chi gli passava vicino e nemmeno lo vedeva, lo sguardo basso, perso nel vuoto di qualcosa che occupava la mente e non lasciava altro spazio ai pensieri, né belli né brutti, solo pensieri.
Mentre si lasciava alle spalle anche la grande piazza proiettato come era a tornare a casa per cercare la guastatrice, non si accorse quasi del bambino che lo stava seguendo.
Ma come, gli chiese il signor nessuno quando finalmente lo vide, non eri già andato via da Soprappensiero? Disse riconoscendolo. Eri scappato da questo paese. Lo so, lo ricordo, perché aiutasti anche me a ritrovare i sentimenti.
Già, disse il bambino, ma mi hanno ripreso subito. Ho avuto solo il tempo di vedere il cielo azzurro e di annusare un prato verde che più verde non c’era. Adesso vivo pensando a quei colori, a quei profumi e a tutti i pensieri suscitati. Ma li sto perdendo. La memoria li sta piano piano abbandonando.
Il signor nessuno decise d’istinto. Prese per mano il bambino e lo nascose fra lui e il cieco con il cane. Il pirata e la studentessa in cartomanzia, capirono quello che voleva fare e strinsero il cerchio nascondendo il bambini gli occhi indiscreti dei pochi, per la verità, che guardavano il quartetto che a passo svelto svelto attraversava il paese.
Solo quando si furono lasciati alle spalle le ultime case, il signor nessuno, il cieco con il cane, il pirata e la studentessa in cartomanzia lasciarono libero il bambino di camminare da solo.
Ecco vedi, disse il signor nessuno, quello in fondo è il mare. È dello stesso azzurro del cielo perché non hanno confini e il tuo sguardo passa dall’uno all’altro perdendosi nell’immenso. Il bambino disse sì, ma anima e pensiero erano troppo distanti.
Guarda, disse ancora il signor nessuno, quella è la cima di una montagna. È rosa perché l’ultimo sole prima del tramonto la rende eterea ed è d’oro perché è un bene tanto prezioso quanto raro. Il bambino alzò lo sguardo e per un attimo nei suoi occhi passò la bellezza. Il signor nessuno insistette. Senti, disse prendendo un fiore da un prato. Sentine il profumo, guardane il colore: è bianco perché puro, perché un fiore non ha peccati e la sua coscienza è immacolata. Il bambino raccolse fra due dita quella margherita e ne accarezzò i petali. Quando se ne staccò uno il bambino ebbe un sussulto. Allora il bambino chiese: cosa c’è dentro il tuo cappello? E il signor nessuno rispose: un coniglio bianco come il petalo di una margherita. Poi sorrise. Ad aver recuperato la tenerezza erano stati in due. In fondo, pensò il signor nessuno “qualcosiamo”.
La guastatrice, dall’altro capo del mondo, avvertì una fitta al cuore. Qualcosa stava accadendo, pensò, qualcosa stava cambiando.
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