Il signor nessuno alla ricerca del suo nome


La donna dalle lacrime d'oro



La casa rossa che si vedeva in lontananza sulla cima della collina, aveva tutte le persiane, di colore verde scuro, chiuse. Le tende azzurro pallido erano tirate e le porte, forse di un antico colore giallo ocra, quasi non si distinguevano più col resto del muro. Il signor nessuno si fermò a guardare. Era incuriosito. Ma non voleva fermarsi. Temeva di perdere altro tempo prezioso. La sua ricerca della guastatrice procedeva a rilento, avrebbe dovuto percorrere più chilometri, visitare più paesi, perdersi in più piazze se davvero voleva raggiungerla. Ma quella casa rossa sulla collina aveva qualcosa di affascinante e il signor nessuno non seppe resistere. 
Toc, toc, bussò alla porta di colore giallo ocra sbiadito che ancora resisteva alle intemperie. Toc toc. C’è qualcuno?
Silenzio. 
Nessuno, nessuno?
Silenzio.
Il signor nessuno deluso stava per tornare sui suoi passi quando sentì un rumore di chiavistelli, serrature, catenacci e chiavi che giravano. E poi lo scricchiolio di cardini e la porta che si apriva. L’uscio socchiuso. E tra stipite e battente, una donna bellissima, vestita di pizzo bianco, con i capelli biondo grano raccolti in cima alla testa in uno chignon tenuto fermo da due forcine d’osso. Gli occhi grandi e marroni. Occhi grandi e tristi. 
Il signor nessuno arrossì imbarazzato. Mi scusi se ho bussato alla sua porta, disse cercando di non perdersi in quegli occhi immensi. Mi scusi. Ma questa casa…
Frasi non finite, pensò. Segno di confusione. Ma la donna bellissima sorrise. E quel sorriso illuminò il viso del signor nessuno che si scusò con un profondo inchino per essersi perso nell’ignoto di un paio di occhi, profondi e marroni. E sempre senza avere la forza di distogliere lo sguardo chiese alla donna bellissima la ragione di quella tristezza quasi palpabile.
Lei ha una casa bellissima, disse il signor nessuno, allargando un braccio e disegnando un cerchio che raccoglieva la casa rossa, le persiane verdi, i tendaggi azzurri, le porte color ocra e soprattutto quegli occhi marroni. Lei non può essere triste. 
Ma la signora bellissima facendo un passo in più verso il signor nessuno, sussurrò: io non ho lacrime signore mio. Io non ho il dono di poter piangere e per questo la mia sofferenza è terrorizzante. Se piango, le mie lacrime si trasformano in gocce d’oro. Una maledizione che mi fa essere circondata da una pletora di gente che sta ai miei piedi in attesa di una lacrima, tendendo la mano per poter raccogliere qualche scaglietta d’oro. Quando mi vedono serena, e non dico allegra, ma solo non triste, raccontano storie terrorizzanti di sentimenti traditi, amori infranti, madri svilite e mogli preferite e io ripiombo nella più triste desolazione. 
Al signor nessuno vennero le lacrime agli occhi. Povera donna bellissima. Persa nella condanna ad essere mai felice e mai infelice. 
Mentre loro due erano assorti in quei pensieri, dalla porta socchiusa si vedeva un gran movimento all’interno della casa rossa. Bambini che si arrampicavano sulle scale lanciandosi pezzi di pane, anziani che si rincorrevano zoppicanti, urtandosi per superarsi in un gioco che non aveva nulla di divertente, ma solo la pietà della cupidigia, donne con i capelli sciolti pronte a tirarseli l’un l’altra. Un’euforia micidiale, una bellezza sprecata nell’avidità. E tutti stringevano su quella donna bellissima prima tirandola per la lunga gonna di pizzo bianco, poi aggrappandosi alle braccia, poi alle spalle pur di riprenderla fra le spire dell’ansia.
La donna dalle lacrime d’oro si staccava da dosso una mano, poi due dita ma pian piano faceva qualche passo indietro, era la debolezza di chi sa che prima o poi si arrenderà e lei lo sapeva.
Non riesco ad andare via, disse quasi sussurrando per non farsi sentire.  Ma tu, se puoi, trova la persona che ti ha condannato a non essere più te stesso. E uccidila. Solo così sarai davvero libero. 
La signora della casa rossa chiuse la porta. La signora bellissima, che non poteva piangere, urlò a tutti gli abitanti della casa rossa di stare zitti. Poi cominciò a ridere a squarciagola.


(Sesto capitolo e il viaggio del signor nessuno continua)

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