Il signor nessuno alla ricerca del suo nome


professione: abbracciatore


Il suo lavoro era l’abbracciatore. Glielo avevano insegnato fin da piccolo quando la mamma e le zie lo abbracciavano ogni volta che entrava dalla porta e il padre urlava: diventerà uno smidollato. Come se gli abbracci rammollissero le persone. Invece con lui era stato proprio l’inverso. Tutti quegli abbracci avevano rafforzato il suo sistema immunitario al punto che non solo non si ammalava mai, ma non invecchiava nemmeno. 
Lo avevano visitato tantissimi medici, professorini e professoroni. Ma nessuno era riuscito a capire cosa era successo al suo Dna e di quale mutazione fosse stato capace un abbraccio.
In fin dei conti a lui non dispiaceva tanto. Sì forse avrebbe fatto volentieri a meno di vivere così a lungo, ma solo se avesse avuto un amore. Lui non aveva nessuno a cui sopravvivere e per questo non aveva niente di cui disperarsi. 
Ma proprio quando pensava di aver pianificato tutto e di aver messo la sua vita su una strada a senso unico, tutto venne stravolto da un sorriso e un dolore. Lo colpì il dolore, lo uccise il sorriso. 

Era passato poco meno di un mese, ricordarono in paese. L’abbracciatore era stato ingaggiato per un matrimonio. Si sposava la figlia del sindaco dell’isola dei fiori opachi. Andava a nozze con un ragazzo che il padre riteneva essere perfetto per lei: era affettuoso quel tanto che bastava, generoso quel tanto che bastava, amorevole quel tanto che bastava e servizievole quel tanto che bastava. Facendo la media veniva fuori un uomo da amare quel tanto che bastava. La ragazza lo sapeva ma in fondo in fondo andava bene così. Poco sforzo e minor impegno. Sarebbe stata tranquilla, non felice certo, ma tranquilla quel tanto che bastava. 

Il giorno in cui si sposò c’era mezza isola a sentirla pronunciare il “sì” che la impegnava per la vita. Ma quando vide l’abbracciatore il suo cuore saltò un battito. Lui sorrideva come nessuno mai aveva sorriso e la guardava come nessuno l’aveva mai guardata. Si sentì bellissima. Lui le andò incontro per abbracciarla ma lei fece un passo indietro con la paura scritta negli occhi e il desiderio disegnato sulla bocca. Il rintocco delle campane li trovò abbracciati con gli sguardi. E lui la vide bellissima. 
Ma un dolore intenso lo stordì. Cosa doveva fare? Non gli era mai capitato un dolore così forte, così interno e così bello da non volere che finisse. E a costo di farsi male da solo avrebbe fatto in modo che continuasse.
Lei scese dall’altare. Voleva solo parlargli. Ma quando gli fu vicino non seppe resistere e lo baciò. Uno scandalo sull’isola dei fiori opachi. Uno scandalo mai accaduto prima. Lo sposo prese la mamma sottobraccio e impettito lasciò la chiesa camminando quel tanto che bastava. 
La sposa, invece, corse incontro all’abbracciatore ignara di cosa le sarebbe costato quel gesto. Lui lo sapeva invece, lo aveva capito perché il dolore diventava sempre più forte. Ma la scelta era scappare o restare e vivere un attimo. Il prezzo in tutte e due i casi era la vita. 
Lui lo sapeva e la profondità dei respiri gli dicevano che stava sparendo perché un abbracciatore non poteva innamorarsi, ma quel tanto che bastava poteva essere felice fino alla fine del suo mondo.


(Nono capitolo e il viaggio del signor nessuno continua)

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