Il signor nessuno alla ricerca del suo nome
Dove tutto inizia e finisce
C’era qualcosa in quell'isola che non andava. Tutto quel buonismo, quell’accondiscendenza, era asfissiante e proprio non andava, era troppo. Tutto era troppo. Il signor nessuno era quasi infastidito da quella zuccherosità della quale non trovava motivo. Ma quel suo stato d’animo era dettato anche dall’aver scoperto che la guastatrice era andata via qualche giorno prima dall’isola dei fiori opachi, anzi era tornata indietro, e ora si trovava proprio nella città dove gli aveva rubato il nome.
Aveva percorso tanta strada, aveva fatto tanta fatica, trovato e lasciato amici, trovato e perso amori, si era fatto cicatrici profonde e ferite che non sarebbero mai guarite. E ora doveva ripercorrere tutta quella strada all’incontrario senza però ritrovare chi aveva abbandonato.
Sull’isola dei fiori opachi stavano preparando un banchetto. Ed era stato proprio il cuoco a dirgli che più avanti non avrebbe trovato nulla. Come nulla? aveva chiesto il signor nessuno, mica siamo alla fine del mondo?
Certo che no, aveva risposto il cuoco, certo che no. Ma, aveva aggiunto, era inutile proseguire. La guastatrice non era più lì. E lui per raggiungerla avrebbe dovuto fare la strada a ritroso.
Questo aveva stizzito il signor nessuno. Un viaggio inutile, aveva sbottato sedendosi su una panca. Il cuoco
gli si era avvicinato e gli aveva preso una mano fra le sue: sei sicuro? aveva detto. E aveva guardato indietro lungo la strada che portava a casa.
Il signor nessuno si prese la testa fra le mani per pensare. Poi guardò Natale e alla fine si alzò. Quell’aria di festa gli dava fastidio, anzi quasi quasi dolore. Decise di tornare a dormire e lasciare fuori dalla porta festeggiamenti, scintillii e buonismo. In quelle condizioni non aveva ancora pensato seriamente a come affrontare il viaggio di ritorno.
Pensando pensando, e sempre passo dopo passo, il signor nessuno si ritrovò al porto. Lo sciabordio del mare lo riportò con i piedi per terra. Alzando gli occhi vide che ad attenderlo, appoggiati ad un cumulo di sacchi ammonticchiati vicino ad una banchina, c’erano il cieco con il cane guida, il pirata e la ragazza che stava studiano per cartomante. La barchetta con la quale avevano raggiunto l’isola dei fiori opachi era ancora lì, i remi in acqua. E sembrava aspettarli.
Ma allora che ci sono venuto a fare qui? si chiese a bassa voce il signor nessuno. Non voleva che lo sentissero e che capissero la sua incertezza. Non voleva che gli rispondessero perché sapeva che nessuno, al di fuori di lui, poteva davvero dare una risposta a quella domanda.
Mesto alzò la mano in segno di saluto. Gli altri risposero con un sorriso quasi fossero sempre rimasti lì ad attenderlo. Il pirata si portò una mano alla fronte come a fare un saluto militare e si stacco dal gruppo per raggiungere il signor nessuno. Vedi, gli disse ammiccando e piegando leggermente la testa di lato per avvicinarsi all’orecchio dell’uomo, e ripetè: vedi, tu ti ostini a seguire il destino e non ti accorgi di come si prende beffe di te.
Ma la ragazza che studiava da cartomante scosse il capo: non dargli retta, a volte quando il mare è in tempesta e non si può nuotare controcorrente è meglio lasciarsi andare e affidarsi a qualcuno più in alto di noi. Ma il cieco con il cane la interruppe: non fidarti del fato o degli oroscopi.
Il signor nessuno, sempre più confuso, ruppe gli indugi. E va bene, disse, va bene, prendiamo la barca e andiamo via da qui. Come all’andata il signor nessuno si mise ad un remo, il cieco all’altro. Il pirata al timone e la ragazza leggeva le carte nautiche.
Quando si staccarono dalla banchina il sole stava sorgendo. La linea dell’orizzonte era arancione forte forte, picchiettato in alcuni punti da qualche nuvoletta che controluce da azzurra diventava blu scuro. Dirigiamoci là, disse il signor nessuno indicando la linea di demarcazione della Terra, è là che tutto è cominciato e là che finisce tutto.
Commenti
Posta un commento