il signor nessuno alla ricerca del suo nome L'incontro Fu così che il signor nessuno rivoluzionò il suo piano d’azione. Come un vero stratega si mise a gambe larghe in strada, guardò a destra, poi a sinistra, poi puntò lo sguardo proprio di fronte, dove c’era la suonatrice d’oboe che seduta su una fioriera vuota, aspettava. E allora? le chiese dopo aver tirato un lungo respiro e non senza aver fatto ricorso a tutto il suo coraggio. Al signor nessuno, in verità, tremavano le gambe. Ostentava sicurezza ma nel suo cuore, proprio lì dove trovano casa i sentimenti, aveva una paura profonda. Sentiva quel buco nero vorticoso diventare via via più grande e più veloce. E solo perché non aveva la forza di fare un solo passo non scappò. La suonatrice d’oboe accavallò le gambe con grande armonia e rispose: dimmelo tu cosa fare adesso. Io sono qui. Tu mi cercavi. Io mi sono fermata e ti ho aspettato. Ma non cambiare le carte in tavola, non sono io che devo s...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome I bimbi-fiori Per la seconda volta in pochi giorni il signor nessuno si trovò per strada a correre inseguendo la suonatrice d’oboe. Era avanti di qualche passo e riusciva a vederle i capelli mentre ondeggiavano, con qualche ciocca che si apriva per far passare il vento. Le guardava il vestito di mille pieghe muoversi da una gamba all’altra. Correva e le guardava il nastro che portava al collo ondeggiare mentre scendeva una scalinata che conduceva al fiume. Arrivato, però, sull’argine della riva destra il signor nessuno si fermò di botto. In fila, messi tutti alla stessa distanza, in enormi vasi di pietra, c’erano decine e decine di bambini. Tutti con la loro faccina sorridente in attesa di essere innaffiati. Li sentiva vociare allegri, parlare fra di loro cercando un petalo in più, oppure un colore più fulgido o chi tra loro aveva una corolla più aperta. Ciao, disse un bimbo-anemone guarda...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome I dubbi E adesso? adesso che faccio? Il signor nessuno continuava a farsi domande perché non sapeva cosa fare. Due passi. Una domanda. Due passi. Tornava indietro. Si prendeva la testa fra le mani e la scuoteva quasi a voler far volare via tutti i pensieri che conteneva. Aver scoperto che il nome non glielo avevano rubato, ma fondamentalmente lo aveva perso, era stato scombussolante, nel senso che tutti i suoi sentimenti improvvisamente si erano ritrovati al centro del cuore, si erano mescolati, un po’ urtandosi e un po’ sgomitando, e in quel parapiglia non avevano più ritrovato il loro posto. Qualcuno era anche scivolato giù nello stomaco creando una tale confusione che non ci si raccapezzava più. E adesso? continuava a chiedere a chiunque incontrava per strada, adesso che faccio? Ma gli altri lo guardavano un po’ impietositi e un po’ infastiditi. Di dubbi e domande ne avevano fin troppi senza contare...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome L'occhiovra Il signor nessuno cominciò a correre cercando di raggiungere la suonatrice di oboe. Ma appena tentava di afferrarne il mantello ampio, tra le mani non gli restava che qualche brandello di seta e un po’ di polvere d’oro. E corse, corse, in quando stanco e avvilito non si sedette su una panchina sgangherata a bordo di un marciapiede. Ai suoi piedi un rivolo d’acqua aveva formato uno stretto fiumiciattolo dove decine e decine di barchette di carta caracollavano avviandosi trionfanti verso una pozzanghera dove si fermavano aspettando il destino. In pochi minuti le barchette però avevano riempito tutto lo spazio e quelle che arrivavano in successione avevano formato una fila che in poco tempo era arrivata ai piedi del signor nessuno. Così che per alzarsi dalla panchina aveva dovuto scivolare fino al bordo estremo, posare prima un piede e poi l’altro sul marciapiede. E facendo leva con una mano sul bracciolo, tirarsi...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome Il circo delle maschere “Entrate, entrate, ho le maschere più belle del mondo. Prezzi modici e sconti per famiglie”. Rossa di capelli, la gonna a ruota sotto la quale si vedevano le calze ricamate nere, l’aiutante dell’artigiano con un sorriso smagliante sollevava ogni tanto la tenda dorata del capannone perché qualcuno potesse dare una sbirciatina, ma piccola piccola, all’interno e intravedere l’immaginare di tesori che potevano nascondersi fra velluti e pizzi. Ogni maschera era adagiata su un cuscino. Ogni maschera veniva ritoccata a seconda delle esigenze del compratore. Facendo ondeggiare la gonna a campana di mille colori e mettendo in mostra il corpetto aderente giallo, l’aiutante mostrava le mille meraviglie che si potevano trovare dietro quel tendone d’oro. Il signor nessuno si fermò. E spostando il peso da un piede all’altro cercava di muoversi in controtendenza all’ancheggiare dell’aiutante dai c...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome La porta dei dolori Ricordava ogni cosa di quella casa con le persiane verdi sbarrate, le tende azzurre che si baciavano e i muri color ocra sbiadito. Era rimasta nella mente e nel cuore del signor nessuno nonostante i viaggi che aveva fatto e le tante persone che aveva incontrato. Ricordava, quasi fosse accaduto solo un attimo prima, la donna bellissima con l’abito di pizzo bianco e i capelli del fulgore del grano maturo, condannata a non piangere mai. La ricordava e ne aveva paura e tenerezza. Anche a lui, per un periodo, era accaduto di non piangere. Non perché non potesse ma perché non sapeva più farlo. Il signor nessuno cercò di sbirciare dalle persiane per vedere se la donna bellissima nei cui occhi per un attimo si era perso, fosse ancora lì. Ma in quella casa regnava il silenzio assoluto. Il signor nessuno scavalcò il muretto e passò al giardino d’inverno che si trovava nel ...
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Il signor nessuno alla ricerca del suo nome Il bambino che credeva nei colori Il signor nessuno appena ebbe toccato terra si ritrovò nel paese di Soprappensiero. Si guardò in giro, capì dov’era, ma non volle fermarsi. Dal porto alla piazza attraversò la strada a passo svelto, quasi correndo. Ricordando ancora, la prima volta che era stato lì, come la mente si perdeva nei propri pensieri e la sensazione di non avere più contatti col mondo fosse così reale che quasi poteva sentirle. Non voleva ricadere in quella trance. Camminando camminando si girava dando occhiate veloci a chi gli passava vicino e nemmeno lo vedeva, lo sguardo basso, perso nel vuoto di qualcosa che occupava la mente e non lasciava altro spazio ai pensieri, né belli né brutti, solo pensieri. Mentre si lasciava alle spalle anche la grande piazza proiettato come era a tornare a casa per cercare la guastatrice, non si accorse quasi del bambino che lo stava seguendo. Ma come, g...